Tempo di Futuoring e realtà aumentata per i Beni culturali del Lazio. E nel resto dell’Italia?

La cultura ed i beni culturali si sposano con la tecnologia. Il progetto si chiama Futouring e deve la sua genesi a Filas, la finanziaria regionale del lazio per le piccole e medie imprese.
Detto progetto fu varato nel 2008 grazie ad accordi tra diversi enti; enti ed istituzioni quali: RegioneLazio, MiSE, Miur e Mibac con i finanziamenti previsti dall’Accordo di Programma Quadro per il primo anno.

Per lo sviluppo dei 1o progetti attualmente in sviluppo sono stati finanziati e destinati 13 milioni di euro (base d’asta), il finanziamento globale su 3 anni sarà di circa  60 milioni di euro.

Una spesa ingente, ben 6o milioni di euro per portare le persone, grazie alla realtà aumentata, all’interno di alcuni siti archeologici della Capitale e del lazio.

In altre parole le basi tecnologiche proprie della realtà aumentata per telefonini intelligenti, computer, tablet, occhiali speciali, telecamere  permetteranno di connettere il mondo virtuale con quello reale e di entrare virtualmente nei siti archeologici e magari far rivivere la Cerveteri al tempo degli Etruschi.

L’iniziativa, senz’altro lodevole, che meriterebbe un plauso maggiore, ha il problema di un costo esorbitante.
Se questi sono i costi provate a moltiplicare, se non per 20, tante quante le province italiane, per 10 o 15 volte i circa 60 milioni ed otterrete quasi una manovrina finanziaria.

La cosa sarebbe anche possibile, ma significherebbe puntare in modo forte sul turismo, peraltro non una cattiva idea, cosa che gli italici governi, di qualunque colore e foggia essi siano, non sembrano intenzionati a fare visto le esternazioni che si lasciano sfuggire sulla cultura, sulla sua utilità e sul fatto che non sembra essere molto sostanziosa per la sussistenza.

Ed allora mi sa che “l’esperimento” di Roma rimarrà un caso isolato, l’ennesima cattedrale nel deserto di una italia artistica che meriterebbe ben altre e magnifiche cose.
E pensare che in non pochi distretti si potrebbero implementare delle ottime partnership tecnologiche ed artistiche capaci di assorbire professionisti e lanciare l’arte e la cultura made in Italy.
Penso a zone come Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Catania, Palermo, Cagliari, la lista è lunga e corro il serio rischio di far arrabbiare qualche città.  

Sentiamo le vive parole del direttore generale della Filas, Stefano Turi: “La tecnologia può fare da spartiacque tra il passato e il futuro del turismo culturale. Oltre ad essere un modo per dare ulteriore valore al nostro patrimonio, questo tipo di offerta è sempre più apprezzata e richiesta da una domanda fortemente evoluta. Condividere una realtà culturale aumentata o le applicazioni per la mobilità può rivelarsi una killer application fondamentale per un patrimonio come il nostro, a tutto vantaggio delle strutture di accoglienza e di un indotto tecnologico rivendibile all’estero”.

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