Wicked Paradise, il primo videogame erotico

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L’estate è la stagione degli amori e dei tradimenti per antonomasia.

Psicologi e endocrinologi sono lì, da anni, a cercare di capire cosa scatta nel corpo e nel cervello.

Fatto sta che d’estate si è più disponibili alle trasgressioni.

Ed è d’estate che sta cominciando a circolare la voce, il rumors dell’imminente lancio sul mercato,  ça va sans dire sul web, di Wicked Paradise, Paradiso diabolico, il primo videogame erotico mai realizzato con la realtà virtuale: non esattamente porno, a sentire gli sviluppatori, ma “a contenuto sessuale”.

Queste le parole, pronunciate in una intervista alla tv Nbc, di Jeroen van Den Bosch, il belga ideatore del progetto e imprenditore a capo di una azienda start-up che si è posta come precipuo obiettivo quello di realizzare e vendere video giochi per soli adulti.

Sono abbastanza scettico sulla primizia di una cosa del genere, magari è già stato tentato e per qualche motivo non ha sfondato, oppure ha sfondato ma solo tra aficionados, dal momento che il leit motiv è quello di indicare detto Wicked Paradise come Il primo videogame erotico in realtà virtuale. 

Anche se per la verità Jeroen van Den Bosch parla di “primo gioco avventuroso di realtà virtuale a carattere erotico”. E’ uno, Jeroen van Den Bosch, che viene dal settori dei giochi, ma non è proprio un enfant prodige dal momento che bazzica games e MMORPG (Massive(ly) Multiplayer Online Role-Playing Game) sin dal 1996, vale a dire ben prima della nascita del Web 2.0.

Diamo per buona la definizione: riuscirà, non riuscirà? Difficile dirlo. Non pochi esperti sostengono che i movimenti dei caratteri animati dei videogame risultano troppo irreali e i giocatori sono costretti, per partecipare, a usare strumenti tech che potrebbero rendere il tutto più laborioso anziché più divertente.

Ma Van den Bosch è convinto di no, forte del fatto che le immagini generate dal computer presentano una risoluzione talmente alta da far sembrare quasi reali i personaggi virtuali del video gioco. Una sensazione che sarà indubbiamente aumentata dai fruitori del videogame attraverso l’uso di cuffie e occhiali speciali, pensati e progettati con il fine di rendere più vivida e credibile l’esperienza.

I creatori si dicono entusiasti.

L’ultima parola spetta però, more solito, al mercato o, meglio ancora, ai capricciosi Prosumer, sono quelli che sentenziano la bontà o meno di un prodotto.

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