Abbiamo già più volte detto che Internet è libertà. Internet è democrazia. Ciononostante un argomento molto spinoso per la rete è quello che riguarda la privacy e la sicurezza. Qualcuno particolarmente “azzeccato mentalmente” potrebbe dire che la privacy e la sicurezza in rete sono ortogonali tra loro, ossia se aumenti una delle due l’altra, giocoforza, diminuisce.
Più sicurezza meno privacy. Meno sicurezza maggiore privacy.
Chi vede nella rete un potere salvifico, di conoscenza, di luce nelle tenebre dell’ignoranza e transnazionale, resta indignato dinanzi a delle manifestazioni che, anche in Italia, prestano il fianco a tentativi, mascherati o meno, riusciti o meno, di censura.
D’altra parte una limitazione alle “manifestazioni creative” stesse sarebbero in contraddizione con i supposti principi di libertà e democrazia.
Alcuni gruppi su Facebook hanno dato l’occasione ad elementi del governo, più specificatamente Renato Schifani e Gabriella Carlucci, per tentare un nuovo, ennesimo bavaglio dell’informazione.
Il social Facebook ha contribuito notevolmente a ciò. Se prima la comunità si arrabbiava per l’uso delle MAIUSCOLE nelle conversazioni adesso ci sono migliaia di gruppi. E non tutti carini.
Accanto a gruppi quali “Quando segnava Jeppson”, “Autovelox vaffanculo” oppure “ma quanto è lungo il campo di Holly e Benji” è tutto un proliferare di gruppi del tipo “uccidiamo Berlusconi”, “La macchina di Bettega..Pessotto sul cruscotto” a quello “giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down”.
Per non parlare dei gruppi al limite dell’apologia di reato. La stampa ed i media amplificano tali situazioni, e i politici cavalcano l’onda per cercare il bavaglio e la censura di cui sopra.
E’ indubbio che lo “spirito delle origini” della rete, ossia la condivisione di sapere e informazioni è stato in parte travisato dal “carico e condivido ogni cazzata ed aberrazione che mi passa per la testa” e, a costo di sembrare impopolare, questa libertà non solo non porta informazione ma potrebbe essere lesiva ad una futura libertà stessa.
Ricordatevi che uno dei compiti dei governi è il controllo dell’informazione. Sinora non c’è stata, ma nessuno si sente di garantire in futuro. Le possibilità che abbiamo sinora potrebbero essere in pericolo per colpa di qualche adolescente stupido ed annoiato, perché, una volta aperta una breccia legislativa, è un passo poi, per i legulei di Stato, far equiparare l’apologia di reato con le critiche al governo.
Soluzioni? La vita di un’informazione in rete è funzione del gradimento degli utenti.
Il gruppo “La macchina di Bettega…Pessotto sul cruscotto” conta circa 900 amici; tolto il coglione senza sensibilità che l’ha istituito, gli altri come vanno considerati?
Ed ecco come la rete ha anche la capacità di autoregolarsi ed autoripararsi da certe “anomalie” che nulla hanno a che vedere con lo spirito della rete.
Il potere è davvero nelle mani degli utenti, usiamolo con intelligenza e dall’anarchia verrà fuori il meglio e non la spazzatura. Siamo noi a dare valore e a creare informazione.
Prossimamente parleremo della censura che opera in Cina con tecniche a volte mutuate dai domenicani di Tomas de Torquemada. Ma questa è un’altra storia.