Quando vi capita di vedere una macchina di Google in giro per la vostra città, state attenti che oltre a fotografare un po’ tutto quello che gli capita a tiro per creare mappe sempre più precise del territorio, in barba alla privacy, memorizza anche le comunicazioni delle reti WI-FI non protette da password.
Si, da non crederci, ma Google ha ammesso di avere registrato “involontariamente” ( a detta sua) per un “problema” del suo sitema di rilevazione, le attività online di utenti che navigavano, senza sapere di essere spiati, su reti WI-FI non protette da passwords.
Non riesco a non pensar male. Come fa un colosso della tecnologia come Google a registrare, si parla di circa 600 GB, per “ERRORE” tutti questi dati mentre compie un’azione dove fotografa?
Purtroppo, il mondo del web è pieno di nuovi e potenti sistemi, al limite della legalità sulla privacy, per carpire i movimenti, i gusti e le abitudini degli internauti per catalogare e targettizzare sempre meglio il proprio DB di utenti. Ovviamente per costruire pubblicità e sistemi di advertising sempre più performanti.
Questa operazione, la targettizzazione, è totalmente lecita a patto di farla alla luce del sole, e non con sotterfugi. Prima, mi ricordo che venivano fatte le ricerche di mercato con tanto di questionari e interviste, oggi le grandi aziende mascherate da fornitrici di servizi gratuiti come posta elettronica, social network, motori di ricerca, ecc… realizzano sistemi sempre più complessi per carpire queste preziosissime informazioni.
Facebook, per la sua popolarità, e per la sua penetrazione sul territorio mondiale, è la più grande opera di “profilazione della popolazione” mai esistita al mondo. Attenzione quando usate il vs account di facebook, che il sistema memorizza le vostre preferenze.
Chissà se non bisogna davvero partecipare al Quit facebook day!