Arriva da Londra la notizia che Facebook ha messo a punto per i propri utenti il “panic button”, un pulsante che apparirà automaticamente sulle home degli user inglesi che hanno dai 13 ai 18 anni e che servirà a segnalare gli abusi al proprio profilo. L’iniziativa del panic button per il momento riguarda solo l’UK, anche se la deputata Saltamartini propone di “estenderlo a tutti i Paesi dell’Unione Europea”.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra Mark Zuckerberg e l’associazione Child Exploitation and Online Protection Centre: l’idea è nata dopo che una 17enne è stata assassinata da Peter Chapman, uno stupratore seriale che ha conosciuto proprio su Facebook.
Joanna Shields, la vicepresidente del “libro delle facce” per l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente, chiarisce che “non esiste una formula magica per rendere Internet un luogo sicuro”, ma che resta comunque più che valida l’iniziativa del social di fornire ai ragazzi uno strumento che possa segnalare eventuali abusi al profilo, e garantirne quindi la sicurezza almeno online.
Purtroppo sono sempre più numerosi i malintenzionati che usano i social network, il libro delle facce in primis, per contattare ragazzi e bambini: alcuni recenti studi mostrano che il “grooming”, ossia l’attività di adescamento attraverso il Web, è un fenomeno sempre più in crescita. Ne è una testimonianza tangibile il tragico epilogo della vicenda della povera 17enne stuprata e uccisa da Peter Chapman.
Per questo motivo il ministro inglese per la prevenzione della Criminalità, James Brokenshire, ha approvato in pieno il progetto del “panic button”. Come dicevamo, il servizio è momentaneamente disponibile solo in Facebook UK, ma sarebbe davvero utile inserire il “panic button” anche nelle altre versioni di Facebook? E soprattutto, il panic button può realmente servire a combattere il grooming e l’adescamento online?
Non credo che questo pulsante per la segnalazione degli abusi sia totalmente inutile: fatto sta che ci sarebbe bisogno per i ragazzi, e soprattutto per i più piccoli, di un controllo più fermo da parte dei genitori dell’uso che fanno i loro figli del Web e dei social network; di pulsanti che segnalano abusi ce ne possono stare a bizzeffe, ma la situazione forse non cambierà molto se gli adulti, genitori in primis, non insegnano ai più giovani un uso corretto e consapevole di questo complesso strumento che è Internet.
Voi che ne pensate?