Il mondo al tempo dei social e del web 2.0 sta sviluppando un concetto “molto liquido”, per dirla alla Zygmunt Bauman, della privacy. Verrebbe da dire: “Stiamo vedendo cose che…”.
Ci sono sposine che alle 5 di mattina si collegano con Facebook per cambiare lo stato da “ufficialmente fidanzata a sposata”, abbiamo sentito di coppie che, nelle pause dell’amore, non riescono a star lontane dal social di Mark Zuckerberg, e così via.
Di questi tempi, una persona appena più riservata può dar adito a non pochi rumors. L’assunto è: “ Se Tizio non è su Facebook o MySpace o Twitter o Badoo o Meetic ha qualcosa da nascondere”.
Di questi tempi essere riservati può assumere, grottescamente, connotati negativissimi. Oggi se una persona non mette in piazza (su qualche bacheca virtuale) i fatti suoi sta, per certi versi, mancando la sua mission di apertura e di dialogo globale.
Così, girovagando un po’ per i meandri della rete mi sono imbattuto in un post che riferiva di una mamma che aveva postato dei tweet mentre partoriva.
In un post precedente avevo già riferito di un parto in diretta streaming, adesso vengo a sapere della cronaca di un parto via tweet.
Senza contare che CR9 Cristiano Ronaldo ha tenuto nascosto
l’identità della madre di suo figlio, ma in compenso annunciò via Facebook che era diventato papà.
Una volta il parto spaventava, era qualcosa per sole donne, con gli uomini a bere in un’altra stanza, non ammessi, in quanto profani e non eletti, ai misteri della vita.
Nel giro di pochi anni si è passati da questa ancestrale paura alla memorizzazione su vari supporti dell’attimo stesso. La paura è stata forse esorcizzata, ma a farne le spese è stata l’intimità, e non mi riferisco a quella fisica, della persona.
Siamo sempre più trasparenti, e sempre meno sensuali.
Perché la sensualità si nutre anche di mistero e di zone d’ombra.
La donna dice di aver voluto veicolare far capire alle donne che non bisogna avere paura del parto.
Qualcuna dica a questa signora che l’umanità è nata qualche millennio prima di lei!!