All’estero sembrano avere molta fiducia nelle capacità dei giovani italiani che lavorano con il web.
In questi giorni a Milano, al Kultur Convivio, si raduneranno, nella giornata dedicata alle start up del web, organizzata da Grafo Ventures, diversi venture capitalist.
L’attesa è tanta. Di questi tempi, per i venture capitalist, investire in web start up potrebbe essere conveniente, considerando che i costi sono più contenuti.
Ed ecco allora che a Milano si ritroveranno persone pronte ad investire in idee per il web provenienti da nazioni quali: Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Irlanda, Ungheria e Israele.
Per quanto riguarda l’Italia, saranno presenti principali venture capitalist più attivi sul fronte web, quali, società e fondi quali: 360 Capital Partners, Annapurna Ventures, Digital Magics, DPixel, Earlybird Italy, Innogest, Jupiter Ventures e Quantica. E qualcun altro.
Ma quali sono gli elementi che spingono un venture capitalist a puntare su una start-up? La vision globale, sin dai primi vagiti, è essenziale; bisogna capire, da subito, che la nicchia di mercato è, semplicemente, quella globale.
I venture capitalist preferiscono puntare sui servizi in mobilità per le imprese e per i consumatori, senza trascurare trend emergenti quali la gestione e conservazione dell’enorme mole di dati generati dalle moderne applicazioni, il software on demand, il “clean tech” (tecnologie, procedure, beni e servizi a basso impatto ambientale che permettono uno sfruttamento sostenibile delle risorse e dei sistemi naturali) e le idee per far evolvere i social network in piattaforme per marketing ed e-commerce.
Jason Whitmire di Earlybird, uno dei più noti venture capitalist europei, è convinto che “nel corso del prossimo decennio la particolare situazione italiana favorirà un’esplosione degli investimenti di venture capital…e non è escluso che proprio qui nascerà la nuova Facebook!”.
Lui ha questa convinzione. Beato lui! Evidentemente non conosce il mostro che avvinghia lo sviluppo italiano: la burocrazia.