Il marketing ed i suoi aspetti pervadono, più o meno visibilmente, la nostra vita, dal momento che viviamo l’era del consumismo (anche se qualcuno parla di postconsumismo) e l’era dell’informazione.
Va da sé che il termine marketing include, “of course”, il web marketing, ossia le strategie che una impresa, un gruppo o una singola persona mettono in atto per promuovere la propria immagine o il proprio prodotto sul web e, per riflesso, nel mondo “reale”.
L’ultima parte del precedente discorso è emblematica. Non avete idea di quante persone snobbano la parte “virtuale” perché la ritengono inferiore e, cosa ancora più grave, disgiunta dal mondo reale. Pochi imprenditori giudicano il web ed il web marketing come un medium nuovo ed efficacissimo per fare business.
In qualche precedente post abbiamo messo in evidenza come diverse imprese di medie dimensioni si siano risollevate affidandosi al mondo del web e dandosi la possibilità, attraverso degli e-commerce e dei catologhi online, di arrivare a vendere in posti altrimenti irraggiungibili con gli schemi classici e, soprattutto, con budget limitati.
Verrebbe da dire, parafrasando Bill Clinton, dopotutto siamo nell’anno delle presidenziali: “E’ il web, baby!” al posto dello storico “E’ l’economia, stupido!” affibbiato a George Bush padre.
Questa integrazione sempre più marcata tra economia classica ed economia virtuale andrà sempre più a diventare un’unica cosa, facendo sì che la parola marketing diventi sempre più simile alla parola web marketing.
Recentemente, Mirko Pallera, cofondatore di Ninja Marketing, ha presentato e lanciato un nuovo libro. Il titolo è: Create! Progettare idee contagiose e rendere il mondo migliore.
Dall’intervista su L’Espresso si capisce l’attenzione di alcuni grandi brand a delle tematiche globali. Si leggono iniziative prese da Diesel per garantire il wi-fi gratis a Bassano del Grappa; si parla di Callipo e dell’attenzione ad una pesca “sostenibile”. In tal modo pone l’accento su una cosa molto importante, e gli esperti di web marketing farebbero bene a prenderne nota per trasferire questa intuizione in campagne di web marketing.
L’idea di base è che nel consumo ognuno di noi cerca un senso costruendosi una propria identità attraverso le scelte. Meglio ancora, le scelte ci illuminano su cosa ci piace e su cosa ci fa sentire bene. All’emozione che associamo ad alcuni brand. Qualche esempio? La Nike ci fa’ pensare ad uno vittoria, la Apple all’ingegneria al servizio dell’immaginazione, Hello Kitty all’innocenza. E così via. I marchi, i brand, i lovebrand per dirla alla Kevin Roberts, puntano dritto al nostro cuore, ci emozionano.
Lo studioso Martin Lindstrom ha messo in evidenza che marchi come Ferrari, Harley Davidson e Guiness stimolano nelle persone le stesse aree che si attivano in presenza di simboli religiosi.
Un brand come religione? E’ il sogno di tutti. Per farlo bisogna passare per il web marketing.