Siamo a Giugno, a metà anno, e continuano, in realtà non si sono mai fermate le previsioni.
Dal momento che Puntoblog non è un blog politico, le previsioni riguardano il mondo del web.
Più in particolare il mondo dell’e-commerce tricolore.
Abbiamo a più riprese sostenuto che, per una serie di motivi, tutti però riconducibili alla convenienza economica, il commercio elettronico, anche al tempo della crisi (adesso che la parolina che nessuno è stata sdoganata la possiamo dire anche noi), poteva andare in controtendenza.
Bene, allora vediamo un po’ qualche dato relativo al commercio elettronico nel belpaese. Nel corso della settima edizione del Netcomm e-commerce forum 2012, infatti, gli utenti attivi online da aprile 2011 sono cresciuti dell’11% raggiungendo quota dieci milioni negli ultimi tre mesi del 2012 per un giro d’affari di otto miliardi di euro.
Le previsioni parlano di un ulterioriore +18% per il prossimo Dicembre. Questi dati indicano che gli italiani stanno cambiando abitudini, e sempre più spesso ricorrono al web e al commercio online; per quanto riguarda i vettori di pagamento, le carte prepagate la fanno da padrone prendendosi il 35% della torta online, Paypal arriva al 22%.
Ancora ad uno stato quasi embrionale il pagamento mobile, siamo intorno al 4%, ma anche qui i margini si miglioramenti sono enormi, atteso che tutto l’mCommerce sembra essere una caldera in attesa dell’esplosione dal momento che il 64% degli utenti, infatti, comprerebbe da smartphone e tablet se solo ci fosse un maggior numero di applicazioni pensate per facilitare l’acquisto.
Quelle che possono fare il vero salto di qualità possono essere le Pmi che, per la maggior parte, sembrano ai margini del commercio elettronico.
Nel 2011, le Pmi che hanno venduto i propri prodotti online sono state appena il 4%, mentre quelle che hanno acquistato tramite internet solo l’11%, a fronte del 15% di aziende europee abilitate alla vendita dei propri prodotti e servizi in Italia.
Il nostro paese risulta, dall’indagine, un po’ indietro rispetto ai principali Paesi europei in termini di spesa ict e investimenti in innovazione, con ricadute negative sulla produttività.
Un gap che va colmato nel più breve tempo possibile.
La cosa positiva è che, viste le premesse, si può ancora migliorare. E molto.