Facebook rende stupidi, parola di Andrew Keen

Il saggista Andrew Keen, già autore del libro dilettanti.com , è uno abituato a dire quello che pensa.

E non pensa cose belle dei social e della linea, più una deriva nelle sue parole, del mondo del web in particolare.

Il libro dilettanti.com era una feroce invettiva versus gli esperti online, verso la produzione di contenuti gratuiti e condivisi senza filtro né critica.

Insomma, a suo dire, il web 2.0 stava e sta mancando la nobile mission di informare, per il semplice motivo che le informazioni vengono annegate in un mare di stupidità di cui se ne farebbe volentieri a meno. non mancava altresì di dire che dette azioni avevano una ricaduta, negativa, sulla economia.

Il libro ovviamente fece discutere, ma non pochi guru della Rete, a distanza di qualche anno, si stanno allineando alle sue posizioni.

 

La condivisione, secondo Keen, ha un rovescio della medaglia che andrebbe considerato. La cessione volontaria dei nostri dati, che possono venir usati per scopi commerciali, vendendo le profilazioni agli inserzionisti. E poi c’è la dipendenza.

Qualche anno fa si cominciò a parlare di dipendenza da blog quando i blog personali erano pochissimi.
E già si parlava di alcuni disturbi, di gente che si svegliava alle 2 di notte per vedere se il proprio post era stato o meno commentato.

Figuriamoci adesso che ci sono decine di social e la possibilità di essere sempre connessi; una situazione, da overflow di info, che il nostro cervello non ha ma sperimentato in migliaia di anni.

I social, dice, creano dipendenza; una condizione alimentata dal narcisismo e dall’ego che c’impone di dire al mondo chi siamo, cosa facciamo, cosa stiamo pensando e così via. I social tirano fuori la parte più infantile di noi, quella che esige attenzione e ci fa dire cose stupide, facendoci dimenticare che a volte è meglio stare zitti e sembrare stupidi che parlare e fugare ogni dubbio.

L’intervista completa a Andrew Keen è possibile leggerla su L’Espresso del 6 Luglio.

Nella stessa il saggista e imprenditore britannico profetizza che in un futuro prossimo i social potranno chiedere qualche euro agli iscritti in cambio di una maggiore privacy.

Sarà vero? E voi sareste disposti a farlo?

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