Oggi i social network sono la massima espressione della tecnologia online e tutti ci si sono buttati a capofitto. Il più grande ‘business’ del web ha un aspetto positivo che non passa inosservato: l’accesso gratuito. Questo almeno in teoria. L’idea utopistica di un mondo in cui Internet consenta lo scambio di infinite informazioni è sicuramente piacevole, ma le persone hanno bisogno di essere pagate per progettare i siti, moderare i contenuti, fare funzionare i server e convincere i giornali che i social media non sono sinonimo di decadimento della civiltà occidentale.
Benché quindi chiunque possa registrarsi ed utilizzare tutte le gloriose funzionalità di questi siti senza tirare fuori un soldo, la gratuità è solo teorica. La regola di fondo, infatti, è semplice: se è gratuito allora il prodotto siete VOI. Potete darci dei cinici, ma ormai in questo mondo nulla si fa senza che qualcuno da qualche parte paghi e se così non fosse l’intera idea dei social media non starebbe neppure in piedi. Mark Zuckerberg può avere convinto tutti che il suo scopo non era fare soldi solo perché tu “condividi” o “ti piace”, ma la sua grandiosa visione non avrebbe visto la luce e non avrebbe raggiunto le proporzioni attuali senza l’apporto di capitale.
Facebook è un ottimo punto di partenza per discutere di come i social network generano profitto. Con una previsione di entrate pari a 4 miliardi di dollari per il 2012 e un peso sufficiente a lanciare un’offerta pubblica di vendita è ovvio che stanno facendo qualcosa nel modo giusto. Il pane quotidiano di Facebook è la pubblicità: 175 milioni di persone accedono al sito ogni giorno e tutti vedono una serie di annunci a destra dello schermo con i quali possono interagire in diversi modi. Fin qui niente di nuovo: il 90% dei siti traggono almeno in parte profitto dalla pubblicità.
L’asso nella manica di Facebook sono invece i suoi database, che non solo sono i più grandi database del mondo, ma sono anche tra i più completi. Gli utenti di Facebook adorano condividere tutto con i loro amici, il loro stato sentimentale, la loro età, il loro indirizzo, dove si trovano in un preciso momento e il loro dolce preferito. Ciò che rende Facebook così allettante per i responsabili delle strategie di marketing è la possibilità di targhettizzare le loro campagne pubblicitarie con la precisione di un laser, indirizzandole al pubblico giusto ed investendo quindi il budget per il marketing in modo più efficace. Questa possibilità è alla portata di tutti, dall’attività sotto casa alle società multinazionali.
Come per la televisione l’utente finale non paga nulla se non in termini di potere del consumatore e dati (benché Zuckerberg e C. non perdano occasione per respingere l’accusa di vendere le informazioni a terzi). I nuovi sistemi prevedono che gli utenti paghino soldi veri per partecipare, sotto forma di regali virtuali e crediti, una specie di moneta virtuale che può essere spesa per accedere a funzionalità migliori in un’immensa varietà di giochi disponibili su Facebook come ad esempio FarmVille. Volete un nuovo pollaio? Bene, vi costerà un certo numero di crediti Facebook che potete acquistare dal sito tramite PayPal. Sistema che ad alcuni può sembrare strano ma che in Cina gode di popolarità da tempo (le Q Coins di Tencent possono essere utilizzate su diversi network famosi).
Tuttavia un numero maggiore di sistemi di pagamento tramite consenso puntano sulla vanità degli utenti. Tradizionalmente per registrarsi sui siti di online dating è necessario corrispondere un certo importo mensile. Badoo, social network per gli incontri online in rapida crescita, offre invece tutte le funzionalità gratuitamente, proprio come MySpace o Facebook. Gli utenti pagano 1 dollaro ogni volta che vogliono comparire in cima alla lista locale ed aumentare così la loro visibilità e popolarità. Ovviamente in poco tempo si scende e se si vuole rimanere in vista bisogna continuare a pagare.
Badoo ha dichiarato un profitto di oltre 100 milioni di dollari per il 2011 e questo senza che gli utenti abbiano visto comparire una sola pubblicità: è bastata la crescente dipendenza dei membri ad apparire e stringere nuove amicizie. Facebook e Twitter utilizzano un sistema simile: le società possono promuovere le loro pubblicità per arrivare dritte dritte agli utenti che non fanno ancora parte della loro rete esistente. Benché questo non sostituisca la pubblicità, che resta la gallina dalle uova d’oro dei social media, significa che il profitto è anche nelle mani dell’utente.
Per la prima volta da quando MySpace si è impadronito della nostra vita nel 2004 è stato provato che i social media POSSONO creare un profitto di tutto rispetto anche se con modalità limitate. Non solo, l’utilizzo dei social media come strumento di marketing può generare un profitto decisivo per le aziende di tutte le dimensioni se fatto nel modo giusto. Finché gli utenti capiscono chi sta facendo soldi su di loro il futuro vedrà di sicuro progressi.
Note sull’autore:
Questo articolo è stato scritto da Barry Cooke. Barry lavora nei social media da più di 15 anni per conto di famose società ed è attualmente il responsabile produzione per la QDOS Digital Media, agenzia di marketing digitale avanzato.
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