Stai a vedere che stavolta Yahoo! ci ha beccato. Di cosa sto parlando?
Del fatto che Tumblr, pagato profumatamente da Yahoo!, possa essere stato un ottimo investimento e un bel biglietto d’ingresso per Marissa Mayer, prima donna ingegnere in Google e attuale amministratrice di Yahoo!
Prima di passare oltre, dico che questa donna, è stata, per gran parte della sua gioventù, una secchiona. Lo dico perché in Italia passa sempre più l’idea che gli enfant prodige del web americani altro non siano stati che degli smanettoni. Non è così, erano studenti molto capaci. Anche Zuckerberg.
Ma torniamo a noi.
Yahoo! comprò Tumblr per aver accesso al blogging; Tumblr si fece comprare perché la startup di David Karp aveva il problema di decine e decine di startup di successo online: migliaia di utenti e pochi introiti.
Ecco perché, facendo affidamento sui sistemi pubblicitari già rodati da Yahoo!, anche in Tumblr pensavano di poter fare meglio, molto meglio di quanto facevano in proprio.
Il social blog, così viene etichettato Tumblr, sta crescendo abbastanza negli Usa. Gli utenti sono quelli che snobbano Facebook e vogliono maggiore libertà nel postare i contenuti.
L’onda lunga arriverà anche in Europa? Facebook sarà soppiantato da Tumblr? Ne dubito, perlomeno sul breve periodo, Facebook è ormai una realtà: è semplice, estremamente user friendly, basta pensare che il social blu ospita persone con scarse competenze informatiche e poco o nulla da dire.
Perché ho detto libertà? Su Tumblr si possono postare le gif animate, immagini spesso molto divertenti, operazione non consentita su Facebook, Twitter (anche se in un primo momento si poteva fare) Instagram e Pinterest. Tumblr offre anche il migliore sistema di controllo della privacy, e anche il più antico: la sicurezza attraverso l’uso consentito di pseudonimi.
Il punto è che a volte si esagera, infatti si possono trovare, e con una certa frequenza, anche immagini pornografiche.
Ma sul fronte della pubblicità? Alcuni brand, anzi dei lovemark, stanno avvicinandosi a Tumblr. Una recente ricerca ha evidenziato che 31 dei 100 principali brand mondiali utilizzano il social blog. Certo, siamo lontani da numeri quali i 98/100 di Facebook, i 97/100 di Twitter, i 76/100 di Google+ e anche dai 74/100 di Pinterest, ma il dato è in crescita. E questo ha un suo valore, o no? La piattaforma può annoverare aziende come Coca-Cola, Disney, Ralph Lauren, Mtv, Adidas e Hermes.
E in Italia? Lo utilizzano ancora pochi utenti e ancor meno imprese. Ma forse è il caso di pensarci un po’ di più, in particolar modo le imprese che comunicare e farsi conoscere oltreoceano da un pubblico perlopiù giovane e attivo.
I punti di forza di Tumblr sono nel tempo medio di vita di un post e può sostituire il blog aziendale, perlomeno nei casi di brand famosi o abbastanza noti, laddove non occorrono molte azioni SEO.
La foto l’ho messo usando nelle ricerche yoga shorts.