Chi ha una certa età (tipo 30 anni 😉 ) è ben consapevole del fatto che sino a 15 anni fa (i quali se per alcuni sembrano pochi dal punto di vista delle tecnologie digitali rappresentano una eternità) il modo migliore per promuovere le proprie canzoni ed il proprio talento artistico era andare in tv o essere passato nelle radio. In realtà la tv era l’unico modo non solo per promuovere le canzoni, ma anche per associare alle stesse delle fattezze e delle movenze. L’avvento di internet e del web 2.0 ha rivoluzionato questo modo di pensare e di fare marketing musicale, chiamiamolo così, mettendo nelle condizioni i cantanti di promuoversi con video e, grazie all’onda anomala chiamata sharing, di farsi conoscere ed apprezzare dagli amici del quartiere e da, mettiamo, comunità aborigene australiane o sudamericane. E‘ il caso, solo per citare qualche esempio, della vocalist e cantautrice olandese Esmée Denters che riuscì a siglare un accordo discografico con Billy Mann grazie alle proprie apparizioni su YouTube.
Più o meno lo stesso accadde anche per Julia Nunes (classe 1989), diventata famosa con 50 video on line, nel 2006 i suoi video ebbero più di 31 milioni di visualizzazioni; o come degli studenti provenienti da UQAM a Montreal, Canada, che sono diventati famosi per la loro lip dub della canzone “I Gotta Feeling” dei The Black Eyed Peas: poco dopo averla postata la loro dance era stata vista da oltre 5 milioni di persone.
Non esiste solo YouTube però, e per maggiori info rivolgersi a Lily Allen (classe 1985) la quale, sfidando i suoi discografici, si prese lo sfizio di mettere i suoi pezzi, nel novembre del 2005, sul popolare social MySpace. Visto il successo che le ha in seguito portato siamo sicuri che gli stessi discografici stanno ancora benedicendo il momento in cui Lily Allen fece di testa propria non tenendo in molta considerazione una parolina chiamata Copyright.
Per certi versi ancora più dirompente in tal senso è stata la “favola” di
Mika (classe 1983), il cantante (foto) di origine libanese il quale, stanco degli esperti discografici che suggerivano allo stesso di abbinare la sua innegabile voce ad uno stile simile a quello di Robbie Williams o di Craig David, decise di bypassarli e di farsi conoscere su MySpace.
Era già un evento web quando i discografici andarono da lui elemosinando, loro non Mika, un contratto.
Ho volutamente indicare l’anno di nascita per evidenziare come sono quelli della Generazione Y ad essere più recettivi verso il web 2.0 e meno vincolati a questioni di diritti d’autore, che pure sono importanti ma che, in passato e in non rari casi dovuti a contratti capestro, più che del cantante sono stati la fortuna delle major discografiche.
Sono tantissimi i cantautori e le band emergenti che aprono i loro account su Myspace, il social network per musici e musicofili.
Ma YouTube e MySpace rappresentano solo una parte della social media map composta principalmente da Twitter, Facebook, Myspace, Itunes e così via. Un buon uso di questi account social può rappresentare un volano notevole per diffondere e far conoscere il proprio talento.
Che ne dite, non è il caso di pensarci?