Il prossimo decennio potrebbe cedere crescere in modo esponenziale un nuovo business per quanto riguarda i viaggi: il business dei viaggi spaziali. Sin dalla notte dei tempi l’uomo non ha mai smesso di volgere gli occhi al cielo, anelando sempre ad “abitare” quello spazio. Dai tentativi dei fratelli Wright all’impresa di Yuri Gagarin ogni nuova conquista è stata assorbita per diventare, da episodio pionieristico, alla portata delle masse. E’ quello che è successo per i viaggi aerei.
La materializzazione del sogno di abitare o galleggiare nello spazio si è avuta non tanto con Yuri Gagarin quanto con il milionario americano, di origini italiane, Dennis Tito.
Dennis Tito nel 2001, (mi viene il film 2001-Odissea nello spazio di Stanley Kubrick che si avvalse della preziosa consulenza di sir Arthur C. Clarke) pagò circa 20 milioni di dollari per essere il primo turista spaziale. L’anno successivo su la volta di Mark Shuttleworth, giovane milionario sudafricano che, nel 2002, a soli 29 anni, diede seguito alla saga dei milionari nello spazio, lui però s’imbarcò sulla Soyuz. Ed fu l’inizio del business dei viaggi spaziali.
Già perché Nasa ed Esa, e le altre agenzie spaziali, possono in tal modo, cioè contando sul desiderio dei milionario di tutto il globo di vivere esperienze precluse alla semplice plebe come alla maggior parte dei loro colleghi milionari, far cassa, e trattasi di organizzazioni che hanno bisogno di sponsor e finanziamenti ingenti.
Due piccioni con una fava.
Un biglietto di 20 milioni di dollari diventa una risorsa interessante per la Nasa et similia; di contro, se, ai milionari di tutto il mondo, per la differenziazione dalla plebe informe non basta più, per farsi ammirare, un castello fiabesco, l’esclusivo possesso di un aereo personale o uno yacht, allora non rimane, ai poveri ricchi, che volgere gli occhi al cielo.
Non solo Nasa.
Dal cosmodromo di Baikonur prese invece il volo Richard A Garriot, A per Allen che, oltre ad essere Lord British, è il creatore, in qualità di game designer, di videogame, particolarmente famosa è la serie Ultima.
La prima donna turista dello spazio fu invece, nel settembre del 2006, Anousheh Ansari, ingegnere delle telecomunicazioni, che prese il posto dell’imprenditore giapponese Daisuke Enomoto, fermato dalle visite mediche, come i calciatori.
Molti vip, Madonna in testa, hanno espresso il desiderio di vivere un’esperienza del genere.
Il raider Richard Branson, uno studiato nelle Business School e nei Master MBA di tutto il mondo per il modo originale di creare mercati “Virgin” per le proprie idee ed attività, ha fiutato l’affare ed entrato in concorrenza con le agenzie spaziali per quanto riguardo l’offerta di viaggi spaziali.
Come si chiama la sua nuova società? Virgin Galactic, of course.
La base di partenza dello spazioporto della Virgin Galactic si trova nel deserto del Mojave, California, uno dei posti più inospitali del pianeta.
Richard Branson e la sua Virgin Galactic abbatteranno i costi come hanno fatto con Virgin Airlines, Virgin Cola, Virgin Records e così Virgin via?