Il ciclone Wikileaks offre lo spunto per l’ennesima considerazione libertà-sicurezza e di come le due cose si influenzino reciprocamente, in modo un po’ più raffinato qualcuno potrebbe azzardarsi a dire che le due grandezze, la libertà (o la verità) e la sicurezza, sono tra di loro ortogonali. Dal punto di vista della sicurezza Wikileaks non sta offrendo, con i suoi file riservati sull’Afghanistan e sul Pakistan, un grande servizio alle forze occidentali; ma sta sollevando il velo su tante, troppe operazioni poche pulite delle stesse truppe occidentali.
Perché se è vero il celebre aforisma che “In guerra la prima vittima è la verità” (vero George Bush Junior?) allora quello che sta facendo Wikileaks è giusto e sacrosanto perché le famiglie, non i governi, hanno il diritto di sapere per cosa combattono, e muoiono, i loro figli. Wikileaks ha il pregio di smentire molte menzogne. Ma la verità può anche uccidere. In che modo? In tanti modi.
I file messi in rete dall’organizzazione guidata dall’australiano Julian Assange non contengono veri e propri segreti militari né tantomeno informazioni che non siano già state fornite in passato dai media. Un vero e serio pericolo è rappresentato dal fatto che in molti di quei rapporti sono riportati nomi, cognomi, indirizzi e riferimenti a informatori afghani, che come si può ben immaginare stanno svolgendo, tra mille pericoli, un lavoro molto prezioso per le forze alleate nelle aree più calde del Paese. Qualora quei nomi cadessero in mano sbagliate la loro copertura sarebbe bruciata. E forse non solo la copertura. E i non rari casi in quei file sarebbero presenti non solo i nomi ma altresì le località e quelle dei loro genitori. Immaginate una lista del genere in mano ai taliban?
Il Times non ha risparmiato l’affondo al governo, accusandolo non tanto velatamente di grave negligenza nel proteggere i segreti riguardanti i suoi alleati afghani, ma altresì considera il gesto di Julian Assange come un atto profondamente “egotistical, immature, hypocritical and colossally irresponsible”.
Il giovane guru australiano dal canto suo pensa a raddoppiare. Dopo War diary, sta criptando un file di di 1.4Gb che, secondo alcune “fughe di notizie” (sono presenti anche in Wikileaks cosa credete?), farebbe pensare a nuove e ancora più roventi informazioni sull’operato dell’esercito americano in Afghanistan e Pakistan.
Proprio quello di cui hanno bisogno Obama e gli alleati, il Presidente americano si trova già nel mirino per la destituzione (perché non crederete mica alle dimissioni) del generale Stanley McChrystal, un uomo tutto d’un pezzo, fedele alla bandiera ed alla costituzione, a favore di David Petraeus.
Verità o sicurezza? Dopo tante menzogne il bisogno di verità è forte, soprattutto riguardo l’11 Settembre e le conseguenze.
Ma Gerico non sarebbe caduta senza il contributo delle spie sbaragliate da Giosuè. E delle trombe.
E dopotutto, con un metro moderno, anche Abramo, il patriarca potrebbe venir considerato una spia.
A Julian Assange&Co chiediamo un po’ di giudizio.