In un recente articolo sul settimanale L’Espresso imperniato intorno alla mancanza di leadership nella politica e, di riflesso, di scarsa meritocrazia in Italia, una serie di persone della finanza e dell’imprenditoria ne tiravano fuori delle belle. Roger Abravanel, direttore onorario di McKinsey, autori di saggi e membro di importanti board (uno che, prima di conseguire un MBA presso la business school INSEAD, dove ricevette la “High Distinction”, fu premiato come “più giovane ingegnere dell’anno” nel 1968) ha sentenziato: “I giovani imprenditori italiani sono semplicemente gli eredi dei loro genitori, diventati troppo vecchi per gestire le aziende. In Italia uno come Bill Gates sarebbe rimasto quasi invariabilmente un figlio di nessuno.”.
C’è qualcuno che è in grado di obiettare ragionevolmente a questa affermazione che ha il retrogusto di una sentenza, ad oggi, definitiva? Quando pure vien fuori qualche nome nuovo spesso lo stesso reca con sé qualcosa di losco, basti pensare alla banda dei furbetti del quartierino (Danilo Coppola, Giuseppe Statuto e l’ex odontotecnico Stefano Ricucci) o ai modaioli Fabrizio Corona e Matteo Cambi. Forse dei casi un po’ a sé in Italia è rappresentato da Renzo Rosso, patron di Diesel. Ma i giovani milionari non ci sono solo negli Usa, anche la Cina e la Russia sfornano milionari su milionari, ma anche in questo caso molti non hanno proprio la coscienza a posto né soldi tanto puliti. Avete presente quei milionari giovani che a nemmeno 30 anni hanno già fatto soldi a palate e si permettono sfizi stravaganti o la semplice realizzazione, per quanto eccentrica e costosa, di un sogno? Ebbene non ci sono solo negli Usa. Nel 2002 un milionario sudafricano, Mark Shuttleworth, pagò circa 20 milioni di dollari per essere uno dei primi “turisti dello spazio”; il primo turista spaziale fu, l’anno precedente, il tycoon Dennis Tito.
20 milioni di dollari per togliersi uno sfizio. Voi quanto siete disposti a spendere per uno sfizio?
Ricordo bene l’episodio del 2002, quello che all’epoca non sapevo era l’età e la professione di Mark Shuttleworth. Mark Shuttleworth aveva nel 2002 soli 29 anni, ed era, o meglio è, un imprenditore nel campo della Computer Science chiamiamolo così.
Mark Shuttleworth è anche l’ideatore del sistema operativo Ubuntu, una idea nata intorno al 2004, ossia dopo aver “buttato” in una emozione 20 milioni di dollari.
Ma, ritornando alle parole dell’uomo McKinsey in Italia (nella stessa società di consulenza hanno militato i banker italiani Alessandro Profumo, ex ad di Unicredit; Corrado Passera, ex capo delle Poste Italiane e ad di Intesa San Paolo; come Roberto Nicastro, possibile successore di Profumo in Unicredit) Roger Abravanel “in un sistema così chiuso è logico, e giusto, che i migliori finiscono per andarsene all’estero”.