Prima che, e non è detto che accada, la rete ed i social facciano da livellatori universali guidando le nostre scelte e i nostri orientamenti facendo piazza pulita del nostro retaggio culturale ed antropologico; prima che succeda tutto questo Facebook ci fornisce un’analisi sul numero medio, paese per paese, di amici.
Poteva essere intuibile che la grande espansività ed allegria dei latini la facesse da padrone, poteva essere intuibile e così è stato: i brasiliani si classificano al secondo posto nella graduatoria di Facebook con una media di 231 amici a persona.
Occorre tener presente che Facebook non è l’unico social nell’america latina, Hi5 per esempio è molto popolare in Brasile. I brasiliani nella classifica sono battuti per un soffio, ma veramente un soffio, dai malesi, che fanno registrare 233 amici a persona.
Al terzo posto arriva un paese della scandinavia, un po’ gli apripista, soprattutto per motivi logistici, dei contatti a distanza. I norvegesi hanno in media 217 amici sul social blu di Mark Zuckerberg.
E gli italiani? Non tantissimi, ed è un po’ una sorpresa vista la corsa al “Club 1000 amici” di taluni italici socialisti.
Gli italiani si sono fermati a 159 amici.
Ultimi in classifica i sempre più depressi giapponesi con 28 amici cadauno. Nel caso dei giapponesi trattasi sicuramente di un tratto distintivo caratteriale, sono molto riservati, gli adolescenti giapponesi sono stati i primi a “rinchiudersi” in una stanza in compagnia solo di giochini o amici virtuali; e sempre i giapponesi hanno un così spiccato senso dell’onore che alla disoccupazione preferiscono il suicidio.
Questi dati dovrebbero però farci riflettere sulle nostre convinzioni e sui nostri stereotipi. I malesi e i giapponesi sono asiatici, eppure così profondamente diversi, ce lo testimonia il social nei rapporti con gli altri, da risultare agli opposti.
Teniamolo ben in mente quando ci troveremo a trattare con un malese o un giapponese, sono diversi e non possiamo ridurli semplicemente nella categoria mentale e platonica detta “asiatici”.
D’altra parte anche gli italiani e gli svedesi sono genericamente “Europei”; eppure nessuno si sogna di trattarli nello stesso modo.