I sociologi ed i filosofi sono le persone che appiccicano etichette ai movimenti, a parti della società ed interazioni.
Ed allora ecco che sentiamo paroline come Baby-boomer e Non-luoghi (Marc Augè), Democratura (Predrag Matvejevic) e Secolo breve (Eric J. Hobsbawm).
Se i quarantenni sono la Generazione X, era anche il titolo di un programma di Ambra Angiolini, ed i ventenni la Generazione Y, una nuova parolina si sente sempre più spesso per indicare una vasta intersezione dei componenti della X e Y, e non mi riferisco ad un sistema matematico. Togliamo subito il velo e tronchiamo l’ozioso, ancorchè criptico, giro di parole.
I sociologi e massmediology sempre più spesso usano il termine Generazione S per indicare una vasta fetta di popolazione, generalmente compresa tra i 20 ed i 35 anni, con code fino a 15 e 40 anni.
Chi sono e come si comportano gli elementi della Generazione S?
Se vi dico che S sta per sharing e social capirete immediatamente le caratteristiche della Generazione S. Sono quelli che usano la rete molto bene, e non solo per chiacchierare con gli amici e per acchiappare, ma altresì per trovare quando non inventarsi un lavoro. In tal senso i wwworkers appartengono anche alla Generazione S. Ma il discorso è molto ad ampio respiro, con molte opportunità anche per il marketing ed i consumismo di massa, a patto di riuscire a parlare e ad interagire con una generazione che ha un modo di intendere la comunicazione, la riservatezza e la privacy in un modo molto, ma molto differente.
Una generazione abituata a “condividere” gioie ed emozioni, a metterle in circolo, attraverso i nodi e i gangli della rete. Emozioni condivise, ma anche conoscenza condivisa; elementi che rischiano di spiazzare i marketer tradizionali che “non capiscono” queste persone.
E se non le capiscono, come possono interagire in modo efficace e persuasivo con questi “entità” molto liquide (eccola qui un’altra parola chiave dei tempi con copyright Zygmunt Bauman), sfuggenti, pronte a lasciare per qualcosa di più cool, straordinariamente versate ed abituate a condividere giudizi positivi o negativi su un prodotto.