C’era una volta Yahoo!, un gigante del web, il motore di ricerca più usato prima dell’avvento del MOTORE per eccellenza: Google.
Ma non è di Google che voglio parlare oggi, e neanche tanto di Yahoo!, ma del fatto che Yahoo!, società fondata, ricordiamolo, nel 1995 (in quella che sembra un’epoca geologica, in fatto tecnologico, fa) da David Filo e Jerry Yang, allora studenti presso la Stanford University, è, forse forse, entrata nel mirino di Alibaba.
Alibaba è il colosso cinese dell’e-commerce.
Al momento Yahoo! che nel tempo da “semplice motore” è diventata fornitrice di una serie di servizi per il web, operando altresì una serie di acquisizioni, gran parte delle quali sono state dei costosi buchi nell’acqua, detiene circa il 40% di Alibaba.
Eppure Alibaba sembra avere delle mire su Yahoo!, che si è un po’ dissanguata in seguito ai numerosi rovesci di cui sopra. Va detto che, nel 2005, Jack Ma vendette il 40% di Alibaba a Yahoo in cambio di un miliardo di dollari e della guida operativa di Yahoo China.
Secondo i soliti ben informati su questi rumors internettiani sarebbero già in corso delle trattative.
Se la cosa fosse vera, ossia il passaggio di mano di Yahoo!, ci sarebbero da fare due considerazioni.
La prima è che una delle companies che ha fatto, letteralmente il web, è andata in obsolescenza dopo “appena”, secondo gli standard old economy, 18 anni.
Quanto dureranno allora Google, Facebook, eBay, Amazon?
La seconda considerazione è che con i giganti web del dragone rosso il mondo dovrà, prima o poi confrontarsi. Le banche del mondo hanno già capito cosa significa avere a che fare con società e conglomerati capaci di avere un bacino potenziale un miliardo di persone/utenti/clienti.
La banca ICBC, Industrial and Commercial Bank of China, ha rivoluzionato il mondo del credito e dei “fondi sovrani”.
Jack Ma ha fatto capire che ci sono altre società interessate a Yahoo!, e gli azionisti, visti i risultati degli ultimi investimenti, sono così disillusi che guardano con favore e fiducia ogni possibile take-over, ostile o meno, alla casa di Sunnyvale, California.
Se i founder, i Page, i Brin, i Zuckerberg, i Bezos, i Birch, i Rosendale, gli Hoffman, delle start up americane erano (lo sono ancora?) tutti dei nerd, lo stesso non si può dire dello scricciolo che risponde al nome di Jack Ma, scopritore del web solo 10 anni fa, galeotta fu una vacanza negli States perché al ritorno nella sua Hangzhou, nei pressi di Shanghai, creò un sito chiamato Alibaba.com , oggi il primo al mondo per il commercio fra imprese.
Interrogato sul fatto se si considera o meno un genio del computer ha candidamente affermato: “Non so nulla di tecnologia, non so nulla di management, non so nulla di mercati finanziari. Sto imparando. Sono fortunato perché vivo nell’era di Internet e sono una persona normale che passa un sacco di tempo a esercitarsi in cose nuove. Ho fatto un sacco di errori, ma non mollo mai”.
Se il titolo crolla lui non se ne cura perché: “So pochissimo di quello che succede nella finanza e devo dire che non m’interessa neanche tanto. Ma per quanto ci riguarda sono felice: i mercati vanno su e giù, avanti e indietro. Noi abbiamo aperto a 13,5 dollari di Hong Kong ad azione quando avremmo potuto aprire a venti, ma credo sia giusto lasciare i soldi sul tavolo. Lasciamo che gli azionisti si divertano un po’ e, lo sa?, non dormo mai male per colpa della Borsa. Non ho bisogno di scommettitori, ho bisogno di investitori”.
Il suo modello di pensiero per il web?
“Io non voglio che Alibaba diventi potente: voglio che diventi influente. Se è influente, allora ha anche un valore in sé e come imprenditore devo trovare il modo migliore di tirarlo fuori, ma come leader di mercato devo anche prendermi una responsabilità sociale. Non c’è discrepanza, è una strategia. Noi possiamo spremere fuori i soldi molto in fretta, ma che senso avrebbe? Internet è un business che si sviluppa su dieci o venti anni non su dieci minuti. Prendilo con calma, fallo andar bene, miglioralo, fallo crescere… Rendilo finanziariamente sostenibile…”
E pensare che Jack Ma prese una laurea in Inglese perché sognava di fare il professore al liceo.