Plasmon versus Barilla. Chi preferite? Sarà un giudice a dirimere la recente querelle tra le due big. Cos’è successo? E’ successo che la Plasmon ha lanciato una pubblicità.
Una pubblicità di tipo comparativa nella quale ha messo in evidenza un suo prodotto paragonandolo alle celebri macine del mulino bianco, che non sono uscite molto bene dal confronto.
Per la Plasmon, le macine sono biscotti per adulti in quanto “possono contenere livelli di pesticidi anche molto superiori ai limiti di legge”.
Barilla ha definito la propaganda “scorretta e ingannevole” perché fa “leva sulla emotività delle mamme”.
La Barilla ha replicato con una iniziativa pubblicitaria orientata a difendere i propri prodotti al grido “Le mamme italiane sanno quello che fanno”.
Sembra uno spot erotico, ma non lo è.
Ad ogni buon conto, il Tribunale di Milano ha disposto un provvedimento di urgenza contro la Plasmon intimando alla stessa la cessazione della pubblicità considerata “ingannevole” e “denigratoria”. Marc Bianchi, esperto di pubblicità, ha osservato che: “E’ da 15 anni che è possibile far pubblicità comparativa, ma di fatto in questo settore, e a questo livello, è la prima volta in Italia, al contrario di quanto accade invece nei Paesi anglosassoni”.
Per la verità qualche pubblicità comparativa è stata già usata in passato nel settore della telefonia.
Antonio Maria Cartolari, direttore delle relazioni esterne della Plasmon, è rimasto un po’ spiazzato: “Ho rotto un tabù. La nostra intenzione era di fare una pubblicità corretta e leale nei confronti dei nostri consumatori, nulla contro Barilla”.
Una cosa va precisata: chi fa alimenti per l’infanzia come Plasmon deve sottostare a regole e normative molto rigide per garantire sicurezza e qualità (Direttiva 2006/125/CE). Nel nutrire un neonato che ha una forte capacità di assorbimento dei contaminanti e un peso limitato si deve stare attenti a non portare nel ciclo produttivo elementi che potrebbero arrecare danno alla salute.
Altra cosa è produrre alimenti per adulti, dove gli standard qualitativi sono comunque elevati, ma molto meno rigorosi del baby food.
Allora qual è la morale di questa vicenda che ha spiazzato i consumatori? Se da un lato lo scontro, o meglio la comparazione, può essere positivo in quanto favorisce un meccanismo di miglioramento, dall’altro si palesa il solito problema della trasparenza verso il consumatore.
Tra qualche anno i tribunali decideranno chi ha ragione tra Plasmon e Barilla, nel frattempo la tanto sperata trasparenza nei confronti del consumatore chi la garantirà?
Più su ho detto che nei paesi anglosassoni si usa con una certa frequenza questo tipo di pubblicità.
Ma lo si fa in maniera molto, molto più aggressiva.
La Coca-Cola e la Pepsi-Cola hanno speso una fortuna in avvocati e carte bollate. Ma anche Amazon non è andata leggera con Apple nella promozione del Kindle.
Informazione e diffamazione, trasparenza e tutela dei marchi. Il confine è sempre molto, molto sottile.