L’estate del 2008 fu l’estate delle Olimpiadi di Pechino. Ricordo come il regime, dire governo mi sembra un’offesa alla democrazia, impose una forte censura sulla rete, voglio dire una ancora maggiore censura. Tra i blog messi all’indice ci capitò anche quello dell’ex campionissimo di volley Andrea Zorzi. In che modo un blog di pallavolo potesse rappresentare un “clear and present danger” per la Cina è materia da girare ai sociologi o ai teorici del complotto e delle cospirazioni. Ma non è questo il punto. Il punto è che in tutta la Cina spuntano e sorgono dei centri per la curare la IAD (Internet Addiction Disorder). I “drogati della rete, di internet” vengono curati con metodi brutali, metodi mutuati e cooptati dai servizi segreti, nella quasi totalità dei casi questi centri sono gestiti da ex militari o da ex agenti segreti diventati imprenditori, i quali si arricchiscono facendo anche un favore allo Stato, che usa questi centri come spauracchio per gli adolescenti un po’ troppo ribelli. Mi spiace usare dei nomi, ma a volte non se ne può fare a meno.
Deng Senshan era un adolescente come un altro, sul quale i suoi genitori riponevano molte aspettative; Deng Senshan era uno studente brillante che nell’ultimo anno aveva perso un po’ di smalto perché, a sentire i suoi genitori, era troppo preso dai giochini e da Internet. E siccome i buoni voti in Cina significano l’accesso ad un liceo prestigioso, e significano maggiori opportunità di carriera, i suoi genitori lo scorso Agosto lo hanno mandato in uno di questi centri. Il padre aveva scelto questo centro, pagando circa mille euro, nella provincia di Guangxi Zhuang (Cina), convinto da un volantino ed uno spot che raffigurava una famiglia sorridente.
Deng Senshan è morto la notte del suo arrivo. Sottovoce si sussurra per le bastonate dell’educatore al ragazzino, reo di non essere riuscito a completare i giri del campo previsti dall’addestramento. Ci sono delle indagini in corso, ma niente restituirà ai genitori di Deng Senshang il loro unico figlio.
Il padre afferma sottovoce “Non fumava, non beveva. Internet probabilmente era solo il suo modo di sfogarsi” e “l’abbiamo capito solo adesso. Non era una vera dipendenza. Era la sua via di fuga dalla pressione della sua carriera di studente”, “non è che poi giocasse così tanto”.
Il giorno prima del suo ingresso nel centro Deng Senshan aveva salvato, riportandola a riva, una donna che stava rischiando di morire annegata.
Per chi vuole leggere la Storia di Senshan Deng ecco un riferimento.