Amazon discrimina i libri gay, ma non il commercio del sesso. Rivolta in Rete

Spesso su queste righe (elettroniche) ci siamo soffermati a parlare della corporation (possiamo anche chiamarla così) Amazon e del suo creatore, Jeff Bezos.
Abbiamo visto in qualche post precedente che Bezos, più di tutti, sta cercando di spingere il nascente mercato degli ebook, cercando di replicare l’intuizione avuta qualche anno fa, con il commercio tradizionale, con il palese e chiaro obiettivo di ritagliarsi un nuovo oceano blu dove nuotare indisturbato, novello Paperone, in un mare di monete d’oro. Solo che ultimamente, il nostro prode Bezos, sta subendo degli attacchi mica da ridere, uno dall’alto e uno dal basso.

Dall’alto, forse sarebbe meglio dire di lato, deve difendersi dal tentativo di Apple di insidiarlo nel mercato degli ebook con l’iPad.
Non tutto il male viene per nuocere comunque, la concorrenza dell’iPad a Kindle e Kindle DX sta spingendo quelli di Amazon a migliorare il prodotto implementando in Kindle anche la condivisone di social quali Facebook e Twitter in modo da tenere sotto controllo i commenti delle communities sull’ebook scelto.
E’ ipotizzabile che detta concorrenza, nonostante siano in molti a trovare più difetti che pregi nell’iPad, farà anche abbassare i prezzi, per adesso possiamo sicuramente dire che nei primi 3 mesi dell’anno la crescita dei supporti per ebook è cresciuta del 46%.

L’altro attacco, assolutamente da non sottovalutare, è dovuto al fatto che Amazon sembra discriminare i libri scritti dai gay. Ad accorgersene per primo pare sia stato tal Mark Probst, scrittore specializzato, si può dire così, in western con cowboy gay (Brokeback Mountain ha fatto scuola), e subito la rete, in particolare Twitter si è attivata. Amazon ha spiegato che ha inserito dei filtri (nel quale sono finiti circa 57000 romanzi e saggi) per tutelare la sensibilità dei clienti, peccato però gli stessi algoritmi non fitrassero i fotolibri di Playboy, le biografie delle pornostar e il commercio dei vibratori.

La marea di Tweet su Twitter ha costretto l’azienda a rivedere il proprio sistema di filtri e in parte a scusarsi con la comunità gay in quella che un utente di Twitter, tal Stardragonca, scrittore e ricercatore freelance gay, ha solennemente chiamata “La Grande Internet-Rivolta di Pasqua”.

Nel calderone (filtro) erano finiti anche gente del calibro di Gore Vidal, E.M. Forster, Larry Kramer e James Baldwin.

Chissà se Amazon aveva bannato anche i libri di Patricia Cornwell o di Oscar Wilde, magari nel loro caso hanno fatto una eccezione.

Business is business.

1 commento su “Amazon discrimina i libri gay, ma non il commercio del sesso. Rivolta in Rete”

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