Il nuovo presidente Usa Barack Obama ha messo un po’ da parte lo scudo spaziale, che tanto interessava il suo predecessore George Bush, ma ha intenzione di dotarsi di uno scudo cibernetico. La cyberwar è iniziata già da tempo, e gli States si stanno preparando.
Se da un lato il presidente Obama afferma che “è ora di andare su Marte” per un altro verso sta allestendo la squadra che dovrà difendere gli States dagli attacchi fotonici, non quelli di Mazinga, ma pur sempre di elettroni si tratta. Sembra di calarsi nei libri di Gibson o di imbattersi nella materializzazione della Net Force di Tom Clancy eppure è così.
Obama ha deciso che gli attacchi informatici, di qualsiasi tipo e con un qualsiasi obiettivo (finanziario, pornografico, sociale, etc) stanno diventando per gli Usa quello che nei loro briefing definiscono un Clear and Present Danger.
E come nei film e nei libri si arruola nella squadra del Bene, gli Usa ne fanno sempre parte, qualche cane sciolto o ex nemico, leggasi Cracker.
Gli attacchi informatici da parte soprattutto di craker cinesi e russi hanno infatti superato la soglia della tollerabilità e il Presidente ha tutta l’intenzione di varare un moderno Progetto Manhattan o una nuova Rand che sarà posta sotto l’ambito del Cryptographic Modernization Program, un progetto varato dal Department of Defense e gestito proprio dalla NSA, la National Security Agency, il cui direttore, il generale Keith Alexander verrà presto ascoltato dal Senato americano che intendere concentrare in un’unica agenzia o ente le risorse e le conoscenze ora segmentate perché, occorre dirlo, quasi ogni agenzia governativa ha un settore dedicato alla Cyberwar, alla guerra informatica; il problema è un coordinamento efficace e azzerare i feudi personali.�
Il Senato USA si riserverà di decidere per la nomina del generale a comandante dell’unità militare per la guerra informatica voluta dal governo, ponendo di fatto nelle mani della NSA il controllo delle operazioni di cyberwar.
Lo stesso tentativo di unificare le informazioni fu messo all’opera nel 2001 dopo l’attacco alle torri gemelle, anche lì si premeva per unificare CIA, FBI, DEA, NSA, NSC, NRO e così via ma si ottenne solo qualche nuova agenzia di intelligence interforze, per cui anziché un accentramento ci fu un proliferare di nuovi Board di Intelligence.
Il capo dell’Aman, l’intelligence militare di Gerusalemme, nella figura del generale Amos Yadlin, ha definito il cyberspazio “la quinta dimensione della guerra dopo quelle terrestre, aerea, marittima e spaziale” e secondo alcune indiscrezioni Israele e gli Usa operano pongono in essere dei sabotaggi digitali con il fine di rallentare il programma nucleare iraniano.
Sempre gli States stanno cercando di convincere altri paesi ad appontare una collaborazione tra vari gruppi di cyber-guardiani: qualcosa sul modello di Interpol della Rete capace di ergersi a protezione del cyber-spazio.
In ciò si scontra con la Russia che invece preferirebbe un trattato internazionale e trasversale che ricalchi in qualche modo quelli di non-proliferazione e che porti a frequenti confronti diplomatici tra le nazioni coinvolte. Le due opzioni ovviamente possono convivere e coesistere: Trattato+Net Force.
Qualora si riuscisse ad arginare in parte questo fenomeno ad avvantaggiarsene sarà tutto il Business online pulito, quello solitamente attaccato dalle operazioni nere dei craker, che si potrà giovare di una maggior fiducia nelle transazioni finanziarie, fiducia che di certo sarà accolta come una bella boccata d’ossigeno dall’economia online.
Ed ecco un raro esempio nel quale un interesse particolare, quello degli Stati Uniti, potrebbe diventare un vantaggio mica da ridere per tutti gli utenti della rete. In primis per quelli che vedono minacciato il loro Business online da queste incursioni fotoniche.
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