Le truffe online sono uno degli effetti collaterali della diffusione di Internet. Curioso notare come mi sia venuto naturale scrivere “effetto collaterale”, un termine nato inizialmente in ambito militare, usato per descrivere le vittime innocenti di raid e bombardamenti. Un termine che ho usato non impropriamente: perché siamo in guerra. In guerra contro chi usa la rete, Internet, per delinquere, per arricchirsi, per fare del male, per preparare attentati.
E’ notizia di qualche ora fa l’arresto di più di 20 (le notizie dicono 23, ma è probabile che il numero possa crescere) esperti di informatica, italiani e non, che avevano messo su una bella truffa online.
Che tipo di truffa online? Stante alle indagini gli italiani coinvolti erano in combutta con cracker russi, questi ultimi, tra i più abili e spregiudicati al mondo insieme a quelli cinesi, acquisivano numeri di carte di credito, nomi e indirizzi, date di nascita, password, conti bancari; informazioni ed identità che diventavano poi, passate agli italiani, documenti sensibili, carte di credito, carte prepagate, documenti d’identità, buste paga, atti societari, e con queste compravano e commerciavano.
Una truffa online che ha danneggiato centinaia di persone, centri commerciali, gioiellerie (l’oro è sempre un ottimo investimento!) e altri esercizi commerciali. Particolarmente colpite sono state il Lazio e la Calabria, le centrali operative erano invece Napoli, Milano e Brescia. Le persone coinvolte dovranno rispondere di reati quali: associazione per delinquere transnazionale finalizzata alla contraffazione di carte di credito, accesso abusivo a sistema informatico, truffa online, ricettazione e falsificazione di documenti d’identità. Ed ancora una volta, dinanzi ad episodi del genere, ci si sofferma sulla questione sicurezza e di come la stessa sia in opposizione alla libertà sul web.
Meno privacy uguale più sicurezza; dinanzi all’uso criminoso che questi delinquenti fanno delle “scie digitali” che lasciamo siamo tutti tentati dall’invocare una Interpol della Rete che sia transnazionale (e già qui cominciano delle problematiche giuridiche mica da ridere) e in grado di difendere i nostri soldi prima ancora della nostra privacy ed immagine (un tempo si diceva che i galantuomini non hanno nulla da temere).
Solo che invocando una maggiore sicurezza avochiamo alla stessa il diritto di entrare nella nostra sfera elettronica privata.
I teorici della Patrol Net o della Net Force per dirla alla Tom Clancy sostengono che una maggiore sicurezza in rete faciliterà e farà da volano al Business online che, viceversa, non trae giovamento e slancio da queste truffe e da queste azioni.
Libertà o sicurezza? Un bel dilemma…