I sociologi hanno come compito, non l’unico sia chiaro, anche quello di coniare, a partire dall’osservazione della società, dei neologismi. Sempre più spesso sentiamo espressione come “società liquida”, “amore liquido”, “paura liquida”, “modernità liquida”, tutti termini riconducibili ed enucleati dal pensatore anglo-ebreo-polacco Zygmunt Bauman. Un altro termine arriva sempre più spesso alle nostre orecchie: Nativi digitali.
E chi saranno mai direte? Sono degli alieni. Tra noi, e ci vogliono prendere il cervello.
Il copyright del termine va ascritto in un tempo che sembra una vita fa, il 2001, da Mark Prenski. Ma di certo neanche lui aveva previsto alcune cose. Ma chi sono questi Nativi Digitali e in cosa si differenziano dal resto della popolazione? Nella capacità, a volte sciamanica, di interagire con la tecnologia. Sono facilmente riconoscibili, per strada, sul lavoro, ovunque.
I Nativi Digitali sono una tribù, una setta. Ma come riconoscerli?
Facciamo un giochino, chiamiamo Loro i Nativi Digitali e Noi il resto della popolazione.
Loro usano Skype e
Noi pensiamo sia un’astronave. Già perché Noi, quelli della generazione “non si esce vivi dagli anni ’80”, abbiamo sempre in testa Actarus, Koji e Tetsuya.
Loro caricano un video su YouTube mentre
Noi, ebeti impotenti, ci sorbiamo Emilio Fede e le meteorine.
Loro dicono Flash e
Noi pensiamo ad un velocista mascherato in calzamaglia rossa.
Loro che quando dicono di star usando un’applicazione su Facebook,
Noi pensiamo stiano pasticciando con la colla e il nostro album fotografico.
Loro ci mostrano l’iPhone e
Noi pensiamo ci sia un errore ortografico.
Loro chiamano “amico” un essere asessuato, detto utente o account, che in molti casi non conoscono.
Noi per amico/a intendiamo una persona, e solo una, del nostro stesso sesso con la quale abbiamo stretto un patto di sangue.
Loro hanno orrore di tutto ciò che non è Touchscreen mentre
Noi, primati in evoluzione, abbiamo paura di rompere con il nostro dito l’incanto.
Loro che dicono Wiki e
Noi che “questa la so, questa volta non mi freghi” ce ne usciamo con “ è l’anagramma di Kiwi”.
Loro usano l’iPod, inviano un sms via laptop, sono in chat con gli amici e seguono da remoto la lezione di Scienze mentre
Noi, poveri mentecatti, stiamo ancora cercando l’uscita (o l’entrata non ne siamo sicuri) USB.
Queste e tante, tante altre differenze separano Noi da Loro, dai Nativi Digitali. Loro sono quelli nati dal 1990 in poi, una generazione immersa nelle ICT fin dalla prima infanzia. Una generazione per la quale il digitale non è qualcosa di artefatto, ma di naturale. Magari la stessa cosa sarà successa 80 anni fa con i motori, ma ne dubito e se pure ci sono stati i Nativi Motori non hanno avuto questo impatto nella società. I Nativi Digitali sono in mezzo a noi, ma il termine non mi piace.
Suggerisco da appassionato di Nathan Never due nomi: Tecnodroidi e Tecnopati.
Quale vi piace di più?
2 commenti su “I Nativi Digitali, gli sciamani della tecnologia. Chi sono e come riconoscerli”