Facebook come veicolo di comunicazione dei pusher.
E’ accaduto in Italia, con molta probabilità il primo caso accertato, ma siamo sicuri che non resterà isolato, atteso l’uso “illegale” che si fa del social, accanto a quello più nobile e giocoso proprio e tipico dei social.
Il social di Mark Zuckerberg, sul quale è in preparazione un film, nato come il divertissement di un universitario, sta diventando una piattaforma di promozione personale e commerciale, favorito in ciò dalla grande penetrazione del social, una penetrazione ormai globale.
Penetrazione sfruttata, forse sarebbe meglio dire tentata, in quanto abbiamo già parlato delle potenzialità e dei difetti del social stesso come advertising, per promuovere un’attività, un servizio, un’azienda, ma usata anche per adescare donne, diffamare, quando non delinquere.
Il social è stato usato anche per comunicare con dei detenuti.
Ormai pm, carabinieri e polizia si servono della rete e della pagina Facebook per tratteggiare i profili delle persone coinvolte nelle indagini come si faceva ieri per i tabulati telefonici e cellulari e l’altroieri con i diari personali.
Una ragazza, meno che ventenne, di Todi è stata arrestata in quanto accertato che la stessa avrebbe usato il popolare Social per spacciare stupefacenti.
La giovane in questione, stando alle indagini degli inquirenti, avrebbe venduto enormi quantità di hashish ai propri compagni di scuola, usando il social e la connettività globale per stabilire quantità, prezzi e modalità di consegna.
Sarebbe interessante sapere se la stessa, ed i suoi clienti, fossero soliti usare delle frasi in codice o meno, perché qualora non le avessero usate non so se esserne contento o meno.
Pensate un po’ se avessero comunicato “in chiaro”, sicuramente sarebbe stata una ingenuità da parte dei ragazzini, ma anche il fallimento di una qualsiasi forma di “paura dell’illegalità” e della dialettica illecito-pena, parlare di delitto e castigo mi sembra un tantino eccessivo.
Ma la considerazione resta in merito allo svuotamento del concetto di Legalità, Stato e Istituzioni.
La ragazza spacciava hashish.
Sono in molti a ritenere essere proprio l’hashish la sostanza che ingerivano i seguaci della setta dei Nizariti, meglio conosciuti anche come Setta degli Assassini oppure semplicemente Assassini, prima di compiere una missione, generalmente suicida, ma spesso molto efficace nel colpire un singolo personaggio. Una tattica presa a modello dai moderni kamikaze della Jihad, ivi compreso la promessa delle 72 vergini del paradiso islamico.