Un po’ di tempo fa abbiamo parlato dell’Apple 1 battuto ed assegnato ad un italiano (Marco Boglione) per 156mila e rotti euro.
Un oggetto totemico, perché incapace di far girare un qualsiasi software o sistema operativo.
Più o meno nello stesso periodo la famosa casa d’asta Christie’s ha battuto per 304.375 dollari una rarissima bottiglia da 6 litri di Cheval Blanc 1947, il nuovo record per quanto riguarda la vendita all’asta di una singola bottiglia di vino.
Vino che, con molta probabilità, non verrà mai bevuto e che verrà gelosamente custodito.
Per farne cosa? Un investimento? In questi giorni tumultuosi ho sentito dire che, dal momento che l’oro, come del resto altri beni rifugio, non è detto che debba per forza continuare a salire o tenere le attuali posizioni, allora investire in vino potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere una soluzione.
E questo il caso? Mi sento di escluderlo perché uno speculatore avrebbe virato sul altre commodities quotate a Chicago, e che potrebbero a breve fornire delle performances migliori.
E mi sento di escluderlo perché la psicologia di un collezionista è radicalmente diversa da un quella di uno speculatore.
Non ci credete? Allora prendete un collezionista di quadri e parlategli di stop loss, avrete delle
risposte divertenti. Un collezionista è un feticista, uno speculatore una persona avida, quello che può accumunarli è il disprezzo per gli altri e l’attenzione al proprio ego, che viene alimentato però in modi completamente diversi.
Io mi sento di dire che la persona privata che ha acquistato il raro e classico bordolese del terroir Saint Emilion, un bordeaux superbo, sia un collezionista che conserverà gelosamente in un caveau questa bottiglia, per poi andarsela a guardare di tanto in tanto e pensare, soddisfatto: “Ce l’ho solo io!”.
Una frase che in tanti ed in tante nel corso della Storia hanno o avrebbero voluto pronunciare.