In un precedente post ho parlato dei centri di recupero per malati compulsivi del web, per gli internauti. Per la verità il centro cinese nel quale ha trovato la morte Deng Senshan ha una spaventosa assonanza, non nella geometria e nella progettazione, con la tetra Escuela de Mecánica de la Armada, ossia la Escuela Superior de Mecánica de la Armada, la scuola per la formazione degli ufficiali della marina argentina di Buenos Aires. Un edificio passato alla storia come il più grande centro di detenzione illegale e tortura negli anni della dittatura dei generali, la dittatura della Junta Militar di Jorge Rafael Videla Redondo e Company.
Adesso giunge, non del tutto inattesa, la notizia dell’inaugurazione, ad Aosta, della prima clinica interamente dedicata a curare i “disturbi da internet”.
La struttura, con 79 posti letto, è immersa nel verde a oltre 1000m di altezza e si propone di curare tutte le persone che hanno un rapporto patologico con il web. In realtà nella struttura si potranno curare anche le persone che hanno dei forti problemi con il gioco d’azzardo, il cibo ed altri disturbi della personalità.
La clinica si chiama Casa della salute della mente.
La struttura, costata circa 5 milioni di euro, è nata grazie alla proficua collaborazione tra la Regione autonoma Valle d’Aosta, dal Comune di Brusson e dall’imprenditore Giovanni Caprara.
Nella Casa della salute della mente possono trovare un valido ed efficace aiuto tutti coloro che cercano l’eccitamento utilizzando il web, quelli che con un linguaggio più tecnico, ma non necessariamente più colto, sono chiamati cybersex addicted, dipendenti del sesso online; nella clinica potranno curarsi anche le persone alla perenne ricerca di nuovi amici virtuali, la patologia che viene chiamata cyber relational addicted; per arrivare alle persone che non riescono a vivere senza cercare informazioni sul web, information overloader ed, infine, quelli che passano intere ore a giocare al pc, online e non.
Nell’ultimo caso, la dipendenza, porta delle conseguenze economiche che poi, inevitabilmente, si ripercuoteranno anche nelle relazioni sociali, facendo degli stessi, a lungo andare, dei paria della società. Tutte queste sono delle dipendenze e vanno trattate alla stregua delle altre dipendenze, come, e non diversamente, da come vanno aiutati, almeno dal punto di vista emotivo e metodologico, i dipendenti dal fumo, dall’alcol o da altro.
In Cina si ricorre come abbiamo visto alla violenza fisica e psicologica; nel mondo occidentale si preferisce l’ascolto, la condivisione e l’aiuto reciproco; concetti che queste persone, abituate allo sharing ed all’interazione, a tutto cio che sa di Web 2.0, conoscono bene.
Per molti di loro l’esperienza nella clinica sarà un riavvicinamento ad una dimensione umana andata persa nei meandri della rete, una dimensione di contatto che è stata utilissima alla nostra evoluzione e che, in maniera troppo brusca, se pensiamo alla storia dell’Umanità, stiamo mettendo in secondo piano grazie a Second Life, a Facebook e via social.