Qualcuno aveva già pronto il requiem ed il de profundis.
I blog avrebbero fatto, sotto l’attacco simultaneo di social e piattaforme 2.0, la fine dei forum.
Ed invece, l’ultimo rapporto di Technorati racconta una storia un po’ diversa.
Il rapporto State of the Blogosphere 2011 dice infatti che i blog sono vivi. Eccome.
La fotografia dice che il 61% blogga per hobby, solo il 5% lo fa per lavoro (a tempo pieno).
I blogger maschi sono il 59% del totale, le donne hanno avuto un incremento percentuale del 5%.
Il 65% dei blogger ha una età fra i 18 e 44 anni.
L’80% blogga da più di 2 anni e il 50% da più di 4.
Il 44% scrive almeno 2-3 post alla settimana.
Circa il 30% dei blogger lavora nel mondo dei media. Il 70% blogga principalmente per condividere le proprie conoscenze ed esperienze con altri.
La principale metrica per misurare il proprio successo è la soddisfazione personale (61%), ancor prima del numero di utenti unici (55%), dei commenti (46%), o dei link/condivisioni sociali (36%).
ll social più usato dai problogger (il problogger è un blogger di professione) è Twitter (93%), mentre quello mediamente più utilizzato da tutti i blogger è Facebook (89%).
Google+ è sul terzo gradino del podio: viene usato solo dal 59% dei blogger. A seguire troviamo LinkedIn, YouTube, Flickr, StumbleUpon, Del.icio.us, Picasa, Foursquare, Tumblr, Digg e Vimeo
Se escludiamo Facebook e Twitter, fra le attività che portano più traffico ci sono i commenti su altri blog, fare il claim del proprio blog su Technorati, l’inserimento del proprio blog all’interno delle directory e, ovviamente, la SEO.
Il report sottolinea come il 68% dei blogger è influenzato da altri blogger (un enorme balzo in avanti dal 30% del 2010); seguono le conversazioni con gli amici, i social media, la stampa e i siti di news.
I blogger ed i brand.
Due terzi dei blogger blogga intorno ai brand. Circa un terzo dei posti riguardano un prodotto o la recensione di un brand, un’altra fetta riporta le esperienze legate all’acquisto.
Solo una piccola parte dei blogger si occupa di notizie di aziende o gossip. Se lasciamo da parte il gossip possiamo dire che ci sono ampi margini di crescita nell’usare un blog per uso aziendale.
Seppur a fatica anche i brand stanno incominciando a capire l’importanza dei blogger.
I brand, dal canto loro, cominciano a pensare ai blogger come a trusted peer, cominciano a capire la blogosfera e vogliono lavorare con loro per creare o curare contenuti e recensioni credibili, al fine di creare una conversazione attorno al brand stesso; il focus è creare una relazione a lungo termine col blogger.
E questa, per i blogger, è sicuramente una bella notizia.
I marchi stanno metabolizzando la possibilità di sfruttare la notorietà e la reputazione dei blogger per promuovere i loro prodotti, non poche persone prima di fare un acquisto danno una scorsa a quello che si dice, alle conversazioni, in Rete su qual marchio e quel prodotto.
Il 4% di tutti i blogger e il 37% dei problogger a tempo pieno dice che bloggare è la primaria fonte di reddito, il 14% ne ricava uno stipendio: mediamente 24.000 dollari all’anno, con punte di 140.000; queste entrate arrivano da AdSense perlopiù, ma anche da vendite dirette, network di blog o forza vendita dedicata.
Il flusso principale è costituito da annunci display, da affiliazioni, da search ad e da post a pagamento. La maggioranza dei blogger viene pagata meno di 50 dollari a post (con picchi di 250 dollari o più per alcuni problogger), e il 13% dei problogger guadagna fra gli 8.000 e 10.000 dollari l’anno in post sponsorizzati.
Questa realtà, intendo i compensi, però non riguarda il mondo italiano.