Sono da poco disponibili in Rete i primi screenshots di Diaspora, il nuovo social network open source messo a punto da alcuni studenti newyorkesi. Diaspora è, secondo gli inventori del social (Daniel Grippi, Maxwell Salzberg, Raphael Sofaer e Ilya Zhitomirskiy) “un’alternativa valida e sicura rispetto a Facebook”.
Il nuovo social è ancora in fase di test, ma i quattro studenti di New York, tutti all’ultimo anno del college, pensano di riuscire a rendere disponibile una prima versione online a settembre 2010 (anche se i ragazzi utilizzano già Diaspora sui loro computer).
Il gruppo è riuscito a raccogliere circa 200mila dollari che stanno investendo nel loro progetto, e in queste ultime settimane, sta lavorando alla costruzione vera e propria del loro social. Mark Zuckerberg e il suo libro delle facce avranno da temere qualcosa riguardo a questa iniziativa?
In effetti già il nome “diaspora” non promette nulla di buono: il termine, di origine greca, indica la migrazione di un popolo costretto a lasciare la propria terra d’origine per disperdersi in diversi luoghi del mondo.
Ma il significato più profondo della diaspora non sta nella semplice migrazione: la parola sta ad indicare più precisamente uno spostamento forzato di un gruppo religioso e/o etnico che si è assicurato la sopravvivenza in una terra che non è la propria, riuscendo comunque a radicare la propria cultura in un nuovo luogo.
Che i quattro studenti di New York non abbiano scelto questo nome a caso? Fatto sta che in meno di due settimane dall’avvio dell’iniziativa avevano già ricevuto quasi 100mila dollari in investimenti (mica male come inizio!).
Ma in cosa dovrebbe differenziarsi Diaspora da Facebook? I ragazzi dicono che il nuovo social sarà un’alternativa aperta al libro delle facce, dove l’utente, al centro dell’attenzione, avrà il controllo totale dei propri dati personali, nonché delle informazioni in uscita ed in entrata.
Tenendo conto delle ultime vicende che hanno riguardato il social di Zuckerberg, come il Quit Facebook day e le varie proteste degli utenti in relazione alla sua politica sulla privacy degli utenti, quella di Grippi, Salzberg, Sofaer e Zhitomirskiy è stata una bella mossa, soprattutto a livello di marketing e di immagine.
Insomma, i quattro ragazzi hanno cavalcato l’onda dell’insofferenza degli utenti verso la cattiva gestione di Facebook delle informazioni personali e della privacy dei suoi utenti, trovando una nuova, grandissima opportunità di business. Una mossa davvero geniale.