Prima o poi il governo e le parti interessate si dovranno sedere intorno ad un tavolo (ops, forse avrei fatto meglio a dire “metteranno su un Board o magari un Think Tank o una Task Force”) e affrontare il tema “Le Autostrade digitali”.
Già, perché il traffico delle automobili, e quindi la lentezza e le code, ha una forte dipendenza dal numero dei veicoli in strada.
Non diversamente la crescita del numero di utenti internet, e l’uso asimmetrico da parte di qualche utente, sta ponendo la questione della sostenibilità.
In special modo per quando riguarda la parte mobile.
Non molto tempo fa infatti, il garante dell’Agcom, l’Authority garante delle comunicazioni, aveva detto, senza troppi giri di parole, “si rischia il collasso” della rete in larga banda mobile in Italia. Insomma troppe chiavette e smartphone in circolazione su una struttura dimensionata, e distribuita agli operatori, nel momento in cui era presente una frazione dei dispositivi attualmente in circolazione.
Lo stesso Calabrò chiedeva al governo di liberare nuove risorse di spettro (cioè frequenze) per la banda larga mobile.
I governi sinora non hanno mai realmente pensato ad una politica strategica riguardo alle frequenze, molte delle quali assegnate a radio e tv, ed una percentuale importante delle stesse non viene utilizzata nonostante il vincolo, in caso di non utilizzo, della perdita dell’usufrutto.
Non dimentichiamoci che siamo in Italia, laddove un editore, Di Stefano, per 11 anni non potuto trasmettere perché le frequenze assegnate alla sua emittente, Europa 7, erano occupate da Rete 4.
Una sentenza Ue ha dichiarato “Rete 4 abusiva”, sconfessando la legge Gasparri.
La questione delle frequenze è, sarebbe, competenza del Ministero dello Sviluppo Economico, da Maggio vacante, o meglio occupato ad Interim dal premier Silvio Berlusconi, parte in causa nella questione delle frequenze (vi dice qualcosa la parolina Digitale Terrestre?).
In ogni caso s’impone, eticamente, un uso più morigerato delle risorse; gli operatori 3, Wind e Vodafone stanno già penalizzando chi usufruisce di troppe risorse.
La questione va affrontata quanto prima, in quanto una sua procrastinazione acuirebbe ancora di più una situazione già quasi allo stallo.
E all’estero?
Gli Stati Uniti e la Germania hanno già fatto un’asta per dare alla banda larga le frequenze liberate con il digitale terrestre, e in molti altri paesi europei sono state fatte o annunciate aste per assegnare le frequenze sui 2,6 GHz.
La teoria dei meccanismi d’asta e assegnazione delle frequenze per le telecomunicazioni negli Stati Uniti del 1994 è ancora oggi un case history citato e portato ad esempio in tutto il mondo sul come fare un’asta pubblica.
E ricavarne soldi per lo Stato, perché le frequenze vanno pagate.
In quel caso il governo Usa scelse di usare i principi della Teoria dei Giochi di John Forbes Nash, a beautiful mind.
In Italia invece si procede invece ignorando ogni contrappeso democratico e gestito dal mercato.
Questa è una notizia fresca fresca sul modo di fare in Italia.