Se mi stai leggendo allora sicuramente almeno una volta nella tua vita hai pronunciato la parola bit o un suo multiplo, il byte, che sta ad indicare un insieme di 8 bit. Ma chi ha inventato la parola bit? Cosa rappresenta? E perché è importante? La parola bit fu coniata da un giovane genietto americano, sul finire degli anni ’30, che dimostrò l’equivalenza tra l’algebra di Boole e l’algebra dei circuiti e delle reti elettriche. In altre parole dimostrò che si potevano associare la tabelle di verità dell’algebra di Boole con il fluire o meno della corrente all’interno di un circuito elettrico.
Quindi si potevano affermare o negare degli enunciati usando una opportuna combinazione di circuiti.
Era l’alba della Teoria dell’Informazione.
Ma l’informazione è nulla senza il controllo, verrebbe da dire, parafando uno spot Pirelli di qualche anno fa, quello con Carl Lewis in tacchi a spillo.
Ed il controllo fu l’introduzione della unità di misura elementare dell’informazione.
Quando diciamo una persona è alta 1,80 m c’intendiamo subito con un interlocutore perché abbiamo un campione universale e riconoscibile stabilito, non senza discussioni, e preso come standard: il metro.
Il bit misura l’informazione e, perlomeno nel suo caso, non sono state necessarie anni ed anni di battaglie e sedute plenarie tra scienziati per decidere se usare il metro o la yarda, il grammo o la libbra.
No, il bit non ebbe nessun concorrente.
Il bit, dicevamo, misura l’informazione: quel filmato pesa tot bit, anche se usiamo multipli dell’unità stessa; quell’immagine è tot bit; e così via.
Una volta stabilito il campione si passa ai dimensionamenti per contenere quelle quantità: la grandezza delle memorie, che, se in astratto può essere un non-problema di fatto, praticamente, impone delle ottimizzazioni di materiali, costi e tempi.
La rivoluzione digitale che stiamo vivendo partì stabilendo un campione riconoscibile e standard per tutti. Tutto il resto, ossia la memorizzazione, il trasferimento dati, la condivisione è figlia del bit. E dell’uomo che la coniò: Claude Elwood Shannon, il geniale matematico ed ingegnere statunitense morto nel febbraio del 2001.
Su questo blog ci occupiamo d’altro, ma sapere chi dobbiamo ringraziare quando, in tutta sicurezza (ed anche qui, nella crittografia informatica intendo, il là venne da Shannon, ma è lungo da spiegare) mandiamo una nostra foto ai cari, può essere anche stimolante.