Salva la tua impresa con un e-commerce

In non pochi post, sempre su questi bit, abbiamo messo in evidenza cosa può fare il web per le Pmi, per quelle imprese che, sino a non pochi anni fa, avevano una vocazione locale e che ora, grazie alle possibilità del web, ed implementando un bel e-commerce, hanno invece la possibilità di poter avere come potenziali clienti il MONDO INTERO.

Queste cose, lo ripeto, le avevamo già dette. Il settimanale L’Espresso ha fatto di più: ha scovato alcune belle storielle, molto web 2.0, e le ha fatte conoscere.

La prima storia riguarda una torrefazione di Melito, una città a ridosso di Napoli, di proprietà della famiglia Carbonelli.

Una impresa, Caffè Carbonelli,  nata nel 2001 e che si trovava in difficoltà, addirittura si paventava di vendere l’impresa.

Sentiamo le parole di Luca Carbonelli: “Mio padre e mio fratello parlavano di cedere tutto, i macchinari ed il marchio. Poi, l’idea di mettersi a vendere il caffè online. Non ci speravamo nemmeno. Adesso, a un anno dal lancio del negozio e-commerce, il 70% del fatturato è online. E ci siamo salvati.”.

E un vero case history, da portare ad esempio a quanti ancora credono che vendere online sia qualcosa di “innaturale”. Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il consorzio del commercio elettronico, afferma: “Stimiamo che le pmi italiane vendereanno online per 1,5 miliardi di euro nel 2011, contro i 900 milioni di tre anni fa”. Raffello Balocco, che studia questi trend e questi dati per la school of management del politecnico di Milano ha asserito che: “Molte pmi italiane sono con l’acqua alla gola e quindi scelgono di aprirsi al mercato intenazionale: Europa, Cina, Nord America. Ma farlo con i negozi tradizionali sarebbe troppo costoso, e così sfruttano il web”. Facile no?

Eppure questo concetto non sempre viene recepito da quanti, e sono tanti, che sentono l’esigenza di promuoversi attraverso inserzioni, cartelloni 6×3, radio e tv locali.

Vincenzo Russo, 25enne di San Vito dei Normanni, è il terzo timoniere di Abitare, negozio di arredamento con sette dipendenti. Sentiamo cosa dice: “Subivamo gli effetti della crisi da due anni. quest’anno abbiamo aperto un negozio online che sta andando molto bene: così torneremo a fatturare un milione di euro nel 2011. Abbiamo evitato di licenziare,e anzi nel 2012 assumeremo qualcuno proprio per gestire al logistica degli acquisti sul sito.”
Abitare ha ricevuto ordini da vari paesi europei, e persino dall’Australia. Non solo, il sito, rendendo più popolare ancora il marchio, ha fatto crescere anche il locale showroom.

A Perugia c’è Bocci Calzature, impresa con dodici dipendenti che da tre anni si è votata al web. Ha investito molto, il sito è costato 70mila euro, ma ne ha ricavato tanto: 2 milioni di euro, con una incidenza di ciò che viene dal web pari al circa il 70%. Anche in questo caso, il patron, Luigi Bocci, è orgoglioso di dire che non ha licenziato ed ha assunto cinque nuove persone.

Tre storie di imprese che si sono salvate o hanno incrementato il proprio business vendendo online attraverso degli e-commerce.

Ci sono poi delle piattaforme diverse dall’e-commerce, e sto parlando dei negozi online che stanno spuntando come funghi.

Queste piattaforme consentono un forte abbattimento dei costi. Un esempio? iloveitalianshoes.eu, la grande vetrina delle calzature italiane.

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