Puntoblog segue sempre con molta attenzione il crescente (sì, crescente ma non come nelle aspettative) mercato degli ebook.
Il Corriere della Sera questa settimana si è sbilanciato: L’editore sparirà in una generazione.
Noi di Puntoblog ne abbiamo già parlato quando abbiamo diffusamente nel momento in cui abbiamo tratteggiato l’arena dell’editoria tracciando un parallelo tra oggi e domani, giusto per rinfrescare la memoria opero un rapido copia ed incolla.
Editore oggi: è il soggetto che guadagna di più. In alcuni casi è anche giusto in quanto trattasi di un imprenditore che corre il rischio.
Solo che nella stragrande maggioranza dei casi, con punte altissime tra piccoli e medi editori (che poi rappresentano una fetta rilevante del totale), gli stessi editori dividono il rischio imprenditoriale chiedendo soldi agli stessi autori. In qualche caso e per alcuni argomenti si è comportata in questo modo anche una big come Mondadori.
Editore domani: è a rischio estinzione.
Un meteorite digitale e tecnologico rischia di spazzarlo via.
Oggi come oggi è quello che rischia di più, se prima era il necessario demiurgo tra un autore ed il suo pubblico adesso non lo è più. Non con la fioritura di piattaforme che si sta avendo.
Voilà, è evidente che anche noi non vediamo bene la figura dell’editore da qui a qualche anno. La rivoluzione investirà tutti i protagonisti dell’oggetto libro, dagli editori agli autori, passando per gli agenti.
Chi avrà la peggio sarà indubbiamente l’editore, perlomeno inteso nel senso classico o come lo intendiamo noi oggi. E per certi versi è un vero peccato, perché anche in questo scorcio di 2000 ci sono stati delle case editrice straordinariamente abili a cavalcare il cambiamento dei gusti: basti pensare a Fazi con Vampyr e ninfette, alias Stephenie Meyer e Melissa P., o come Voland, o come la Castelvecchi.
Quando la sfida era la globalizzazione, ma ancora cartacea, i piccoli editori si sono ingegnati talent scout ed editori di nicchia per sopravvivere.
Giuntina pubblicava solo autori ebrei, mentre Cavallo di Ferro lusofoni, Iperborea solo scandinavi, Maestrale solo Sardi e Epochè solo africani; né sono mancati, in un mondo di giganti, exploit come Marsilio con la Millennium Trilogy di Stieg Larsson o come la casa editrice e/o che ha creduto in Massimo Carlotto e che lo stesso Massimo Carlotto contribuisce con il suo Alligatore a tenere in piedi.
Anche con il 2000 e con la furiosa stagione delle fusioni ed acquisizioni la sorte dei piccoli editori sembrava simile ai dinosauri del cretaceo, ma così non è andata.
Certo avranno bisogno di una mutazione genetica. Quale?
Meno filosofia e più marketing, ciò non necessariamente significherà maggiore qualità, anzi, se adesso accede nelle librerie chi si autofinanzia, anche parzialmente, domani potrebbe succedere che venderà di più chi saprà sfruttare meglio i motori di ricerca.
Non va infine sottovalutato il fatto che l’editoria digitale cercherà sempre più una maggiore integrazione, gli ebook saranno corredati da immagini, suoni, apporti multimediali e multitasking etc.