Richard Branson, James Cameron e Eric Schmidt alla conquista degli abissi marini. Chi vincerà?

Se pure il ventesimo secolo non potrà essere annoverato come il secolo d’oro delle esplorazioni, di sicuro è stato il secolo in cui molta parte del globo è stata scoperta ed abitata, senza contare che è nel 1969 che siamo andati sulla luna dopo aver lanciato, otto anni prima, nell’aprile del 1961, il primo uomo nello spazio.
Ma queste storie, amici di Puntoblog, le sapete già.

Siamo andati sulla Luna, ma non negli abissi. Già, proprio così, le profondità marine sono ancora “vergini”.
Ed è per rompere l’ultimo imene che si stanno dando battaglia alcuni milionari.
Ho detto vergini non a caso perché uno dei milionari che sta pensando a se stesso come a un novello Umberto Nobile, un nuovo Roald Amundsen o a un redivivo Ernest Shackleton è il patron del Vergin: sir Richard Branson.

L’obiettivo è arrivare a Challenger Deep, il punto più profondo nella Fossa delle Marianne, nell’Oceano Pacifico; per arrivarci occorre un miracolo della tecnica, un battello, un sottomarino, un batiscafo o qualsiasi altra cosa capace di resistere alle terribili pressioni che vengono esercitate a – 11000 e passa metri.
La sfida è tutt’altro che semplice, e necessita di investimenti copiosi.

Il guru della Virgin deve vedersela con un poker di concorrenti mica da ridere. Il sogno di arrivare primi laggiù è accarezzato anche da Eric Schmidt, CEO di Google e da James Cameron, l’ex studente di fisica diventato regista di successi come Avatar, Titanic, Aliens, Terminator e The Abyss.
The Abyss, guarda un po’…
I primi due film citati, peraltro, sono i primi due film, per incasso, nella storia del cinema. A concorrere c’è poi anche una cooperativa della Florida, la Triton Submarines.

Spiace notare l’assenza della Numa di Clive Cussler; magari quando si arriverà laggiù scopriremo Dirk Pitt abbarbicato ad una affascinante archeologa marina che si trovava lì a studiare Atlantide!

Torniamo seri, ad eccezione della Triton, che perlomeno ha parlato chiaro dicendosi interessata a trarre profitto dall’impresa, tutti si mascherano dietro un “vogliamo dare un contributo” alla scienza. Non si può dar loro torto, magari si scopriranno organismi capaci di essere immuni ai tumori e si potranno usare gli stessi per sintetizzare qualcosa di meglio.

Sono quasi pronto a scommettere che da quelle parti c’è un’intera farmacia a nostra insaputa e disposizione, ma quando c’è di mezzo Branson è difficile non vedere il lato commerciale in quello che fa o pensa. Dopotutto è lo stesso che ha più volte che ha fondato la Virgin Galactic nel mero business spaziale.

Un progetto mai, sinora, concretizzatosi.
Riuscirà negli abissi marini a gare quello che non gli è riuscito negli abissi planetari?

James Cameron, dal canto suo, sostiene che il desiderio di arrivare laggiù, nel punto dove  l’ansia la temperatura è quasi al punto del congelamento e il buio totale, è dettata dall’intenzione di girare un documentario in 3D. Sarà vero? Di sicuro, una volta arrivati laggiù, altri vorranno farlo, anche solo “noleggiando” un viaggio, una esperienza per poche persone.

Vi suggerisce qualcosa di commerciale questo desiderio esclusivo?

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.